Cari parrocchiani,
gioisco con voi tutti, oggi 3 ottobre 1982, per l'apertura al culto della nostra Chiesa parrocchiale dedicata a sant'Ulderico vescovo e confessore e, ringrazio a nome anche vostro tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito a rendere bella, accogliente e funzionale la nostra casa comune di preghiera.
Manca purtroppo a questo nostro incontro familiare il Padre e Pastore, mons. Pietro Cocolin, che con tanta sollecitudine s'interessava dell'andamento dei lavori e continuamente mi diceva: « Stagi daur, se no, no la finissin plui, ti racomandi! ». O meglio è presente anche Lui spiritualmente con sant'Ulderico e i santi aquileiesi i cui ritratti sono stati rinfrescati nei medaglioni che adornano l'aula della chiesa. E' in mezzo a noi e partecipa alla nostra gioia un altro Pastore e Padre, mons. dott. Josef Stimpfle, il successore di sant'Ulderico sulla Cattedra di Augsburg. A lui dico: « Grazie Eccellenza per la Sua presenza! Grazie per quanto Lei e la sua Comunità hanno fatto per la nostra chiesa materiale. Ma grazie anche per la catechesi che ci ha impartito con il modo così delicato e semplice, da vero padre che conosce le necessità dei figli prima che questi gliele manifestino, con cui ci ha fatto pervenire il concreto aiuto Suo e della sua Comunità. E` stato il Suo un vero intervento di catechesi per me e per la Comunità Aiellese intera. Noi che siamo tanto fieri ed orgogliosi, per quanto facciamo di bene per il mondo missionario, mai avremmo pensato di dover essere oggetto della generosità altrui. L'intervento a nostro favore da parte della Chiesa Bavarese ci ha permesso di capire meglio il vero spirito della carità evangelica che è un, continuo scambio nel dare e nel ricevere all'interno della grande famiglia dei figli di Dio. Ci ha fatto capire che la carità non si pone tanti perché, ma si fa dono, presenza, solidarietà là dove avverte una possibile difficoltà, in un vero spirito di familiarità.
Cari parrocchiani, in questi cinque anni che mi trovo tra voi ho cercato di vivere e trasmettere questo spirito di cristiana fratellanza. Quanta strada però dobbiamo ancora percorrere! Voi, sì, mi conoscete. Anch'io credo di conoscere voi, i vostri problemi, le vostre ansie, le vostre preoccupazioni, che sono le mie ansie, le mie preoccupazioni, i miei problemi.
Tra questi c'era per tutti anche quello dell'apertura della chiesa parrocchiale; ora che questo viene a cessare, rimane per me, vostro comune pastore, l'assillo di vedere ravvivarsi all'interno di questo luogo di culto e all'esterno, nell'ambito della nostra Comunità, una « Chiesa » sempre più viva, formata da autentici « figli di Dio » e quindi da « fratelli ». Quanto, con gioia, oggi celebriamo, cade nell'ottavo centenario della nascita di San Francesco; anche Lui ha iniziato con il ristrutturare la chiesa di S. Damiano e, mentre operava in questo senso, ha capito che la vera chiesa sono le persone unite in un vincolo di fraterno amore fra loro per aver scoperto Dio, come Padre comune di tutti gli uomini.
L'augurio che faccio in questa ricorrenza a tutta la Comunità, quindi a voi ed a me, è che questo luogo di culto serva ad avvicinarci al Signore nostro Gesù Cristo: « Egli è la pietra viva... scelta da Dio per essere pietra angolare » e serva a prendere coscienza che: « anche voi come pietre, vive formate il tempio dello Spirito Santo », come dice S. Pietro. E S. Paolo aggiunge: « Voi siete il Corpo di Cristo »; dove ogni membro di questo Corpo ha la sua funzione per l'utilità di tutto il corpo. Ognuno si sforzi di scoprire la sua funzione, il suo posto in seno alla nostra Comunità e di occuparlo attivamente per la maggior gloria dì Dio e la gioia dei fratelli.
Così nei nostri incontri, nella casa del Signore, ci troveremo non come stranieri, ma per quello che realmente siamo: fratelli, felici di incontrarci per ascoltare la Parola di vita, per nutrirci del Pane dei forti e per ottenere la gioia del perdono che viene dalla grande bontà e misericordia del Padre e, uscendo da questa casa potremo dare quella autentica testimonianza di vita retta, fondata sugli insegnamenti e sull'esempio di Gesù, capace di far anche oggi esclamare di meraviglia, chi ai nostri incontri non partecipa: « Guarda come si amano, come sono retti, come sanno perdonare, come anche nelle difficoltà sono sereni... anch'io voglio essere come loro e dei loro ».
Solo se c'è il desiderio e l'impegno di agire secondo queste linee ha senso una chiesa che ci per. metta, entrando, di incontrarci e lodare Dio, Padre, per poi, uscendo, amare con sincerità il prossimo.
AIELLO DEL FRIULI, 3 ottobre 1982 - festa esterna di Nostra Signora del Rosario
il parroco - don Paolo
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